sabato 19 gennaio 2008

TRA ROCCE, CASTELLI E TORRACCHIE pt.2

Le ruote ricominciarono a scivolare sull'asfalto, lasciandosi alle spalle il conosciuto con lo sguardo fisso verso nuovi panorami che comparivano dopo ogni
curva, e di curve ce n'erano proprio tante ..

sempre più preda dell'incoscienza, sempre più fuori dal percorso stabilito, sempre più coinvolti dall'inferrabile smania di scoperta, i nostri buttarono la cartina per affidarsi unicamente al destino, tutto, da allora in poi,sarebbe comparso ai loro occhi solo come un dono della casualità e della coincidenza, quando il niente dell' indefinito assume più importanza del tutto conosciuto.
Ad un tratto un grido si levò dal sedile posteriore.
-Ma cos'è quella cosa là?!-

Image Hosting by Picoodle.com

Scesi dalla macchina, si munirono di cannocchiale (che deve sempre far parte del guardaroba del perfetto viaggiatore) e lo puntarono verso il punto indicato dal peloso dito del compagno, ne scaturì un'accesa discussione:
-E' un castello!-
-E' una casa-
-Non lo so, comunque, a scanso di equivoci, mi pare una torracchia-

Image Hosting by Picoodle.com

Infatti, in lontananza, spuntava tra gli avvallamenti montani una torre o almeno quello che si presumeva essere una torre e che, raggiunto dopo molto tempo e intuito il punto presunto di localizzazione si realizzò essere effettivamente una torre, o meglio, una torracchia.
Quale spettacolo .. in Forca di Penne,
nel punto più alto i nostri, assaliti da un vento impetuoso che sembrava volerli trascinare con sè (cosa magari possibile con Fabio e Antonio ma non con un tipo dalla stazza di Angelo), lo sguardo degli avventurieri dominava tutto il paesaggio circostante, niente era precluso ai loro occhi curiosi, da quella posizione loro erano i dominatori della vallata.

Image Hosting by Picoodle.com
Image Hosting by Picoodle.com
Image Hosting by Picoodle.com

Fatte le dovute recognizioni ed appurato che quel manufatto, un tempo lontano usato per scopi bellici e strategici, adesso era diventanto culla dei sogni di giovani innamorati, risalirono sulla loro ruggente vettura per dirigersi verso il paese più vicino: Brittoli.

Image Hosting by Picoodle.com


Arrivati a destinazione si ristorarono con un refrigerante gelato, per poi ricominciare il loro viaggio.
La spia della benzina si fece rossa, e una leggera apprensione si diffuse all'interno della vettura. Il viaggio si presumeva essere ancora lungo, e nessun benzinaio compariva ai lati della stretta strada, come rifornirsi di carburante in una terra che all'imbrunire sembrava essere tornata indietro di anni, quando altre tipologie di quadrupedi erano il principale mezzo di locomozione, non la ruota ma lo zoccolo?
Niente, si continuava ad andare avanti, mai la loro mente si arrese al pensiero di tornare sui loro passi, bisognava continuare, qualcosa sarebbe accaduto. Raggiunta quota 1330 s.l.m. Castel Del Monte li accolse nel suo grembo, e Fabio, appena entrati in città, fece rombare i motori rischiando di investire villici con la pessima abitudine di passeggiare in mezzo la strada piuttosto che utilizzare gli appositi marciapiedi. Lì i loro desideri e speranze vennero esauditi, trovarono un benzinaio! Fatto il pieno, e rilassati dal pericolo scampato, parcheggiarono l'abbeverata auto per fare una visita al paese.

Image Hosting by Picoodle.com
Image Hosting by Picoodle.com

Una città di pietra venata da stretti vicoli che accompagnavano i visitatori lungo le direttive principali, salite e discese si susseguivano, e nel percorso i nostri constatarono il notevole impegno profuso dagli abitanti per conservare l'aspetto originale dell'antico borgo, non esaltante ma gradevole, col Duomo privo di una degna facciata e colonizzata da francesi, francesi di Francia o d'Italia.

Image Hosting by Picoodle.com
Image Hosting by Picoodle.com
Image Hosting by Picoodle.com

Affacciatisi sul belvedere, in un certo punto un picco della montagna sembrava prendere i contorni di manufatto umano, strinsero i loro occhi per capire se quello che vedevano era reale o solo uno scherzo dell'immaginazione, ma non riuscirono ad andare a capo di questo punto.
Presi dall'eccitazione di una nuova possibile scoperta, chiesero ad una vecchia autoctona se quello che vedevano era realtà o solo immaginazione, lei gli rispose -Quella è Rocca Calascio, andate, andate che è bello!-
E andarono.
La strada si fece impervia e la salita sempre più ripida. I colori cominciarono ad imbrunirsi, segnali di un tramonto ormai imminente, con essa comparvero i primi segnali di stanchezza e assuefazione ad una atmosfera che continuava, secondo dopo secondo, ad assumere i contorni del magico.

Image Hosting by Picoodle.com

Salendo su Rocca Calascio, evitando con lo sguardo le piccole locande presenti e concentrandosi solo sulle vecchie abitazioni, i rampicanti che ne erano diventati gli ultimi e definitivi padroni, un salto nel tempo stava avvenendo, i cuori dei nostri sempre più consci dell'esperienza che stavano vivendo vogliosi di assuefarsi ad antichi sapori ed atmosfere, continuarono a salire seguendo un sentiero brecciato alla cui fine comparve, come preludio all'esperienza definitiva, il Battistero ottagonale.

Image Hosting by Picoodle.com


I viaggiatori alzarono poi lo sguardo, sopra di loro sorgeva il castello di Rocca Calascio.

Image Hosting by Picoodle.com
Image Hosting by Picoodle.com

Non era semplice raggiungerlo, i nostri fecero ricorso a tutte le loro abilità
atletiche per scalare i roccioni che avrebbero poi segnato l'impervio sentiero che conduceva al castello, ma una volta raggiuntolo, tutta la loro stanchezza venne ricompensata e sopravanzata da quelle sensazioni che è possibile capire solo quando si è vissute.

Image Hosting by Picoodle.com

Rifugiatisi in una torre del castello, la solitudine totale li avvolse.

Image Hosting by Picoodle.com

Niente di male, perchè la seguì la pace. A 1500 sl.m., lì sopra, c'erano solo loro. Solo loro.
Esperienze che gratificano come vedere il sole già tramontato ad est e sulla via del tramonto ad ovest.
Lì dove erano loro, un tempo erano accadute storie di corti e cavalieri.
Principi e vassalli. Dame e servitù.
Ma ora, la notte era ormai l'unica padrona.

Image Hosting by Picoodle.com

Mancava solo un'unica cosa per appagare completamente l'anima dei nostri viaggiatori incoscienti; cominciarono ad evocarla piano piano, ma il suono della loro voce salì d'intensità mano a mano che in loro cresceva la consapevolezza che, dopo aver vissuto tutto questo, tutto poteva diventare possibile.
Una parola che diventò una litania -ufi, ufI, uFI, UFI!-
Ma nessun Ufo comparve, con enorme disdetta dei nostri, Angelo pianse (non è vero, ma a sto punto tutto è concesso).
In compenso, al ritorno, si pose un nuovo problema: se già la salita risultò impervia seppur con l'ausilio del flebile sole che ancora illuminava il loro cammino, come intraprendere la discesa attraverso quei roccioni e strapiombi in presenza di una oscurità totale? La cosidetta "cacazza" fu tanta. Ma bisognava scendere. La tecnologia e l'instinto venne in loro soccorso: in rigorosa fila indiana, illuminati dalla flebile luce del cellulare di Fabio, con passo incerto e tremolante i nostri riuscirono, dopo un periodo di tempo che sembrava interminabile, a raggiungere il sentiero di partenza, l'ennesima dimostrazione della loro immensa capacità di sopravvivenza.
La loro incoscienza gratificata dal successo.

Image Hosting by Picoodle.com

Si fermarono per alcuni minuti a rimirar le stelle, mai così vicine, e a malincuore si ridiressero verso quello che alcuni illuminati continuano a chiamare civiltà.
La metropoli. O qualcosa di simile.

Qui si concluse, dopo gli innumerevoli chilometri percorsi in un solo giorno, l'avventura. La cartina fu abbandonata, stracciata e mangiata dai nostri Viaggiatori Incoscienti, perchè simbolo di tutto ciò che loro ripudiano.
L'avventura non può essere guidata.
E questo è quanto (speriamo).
Alla prossima ..